Descrizione
Usigni è una frazione del Comune di Poggiodomo, collocata a 1000m s.l.m. Probabilmente il suo nome deriva dalla deformazione del vocabolo “Usina”, antica espressione indicante un opificio.
Le sue origini sono molto antiche ed in precedenza, insieme a Poggiodomo, Mucciafora e Roccatamburo, era parte del Comune di Cascia. Il borgo collocato su di uno sperone di roccia, domina l’intera vallata del Tissino, nel cuore della dorsale appenninica umbra che attraversa l’intero territorio della Valnerina. La fisionomia del borgo è costituita in prevalenza da edifici di due o tre piani che si adattano al luogo scosceso, con le falde dei tetti che seguono la direzione della pendenza del terreno.
Data la sua posizione strategica, il Castello di Usigni, risalente ad epoca longobarda, nel tempo ha avuto una grande importanza essendo uno dei fortilizi più muniti del Comune di Cascia. I primi documenti che riguardano la sua storia politico-militare risalgono al XIII secolo. Posto ai confini dei territori controllati dal Comune di Spoleto e quelli controllati dal Comune di Cascia, Usigni fu spesso coinvolto in violente dispute tra i due Comuni. Per tali ragioni il Castello ha subito, nel corso del tempo, ingenti danni e dunque numerose ricostruzioni, che lo hanno portato alla fisionomia attuale. Uno degli ultimi restauri risale al 1580, come testimonia la lapide posta al di sopra della porta di accesso all’antico castello.
Il borgo di Usigni è inoltre storicamente importante per aver dato i natali al Cardinale Fausto Poli (1581-1653), il quale ebbe una brillante carriera ecclesiastica che lo portò ad essere uno dei più stretti collaboratori di Papa Urbano VIII. Molto attivo a Roma, il Cardinale contribuì tra le altre cose alla causa di beatificazione di Rita da Cascia. Non dimenticò mai le sue origini, a lui, infatti, si devono grandi opere edilizie e di restauro che abbellirono il suo paese. Per prima cosa, intervenne con il restauro e l’ampliamento del palazzo di famiglia, dove nella piazza antistante, fece costruire due preziose opere d’arte barocca, uniche in tutta la Valnerina: l’antica cisterna in pietra recante sulla base il suo scudo araldico e la Chiesa dedicata a San Salvatore.
Al progetto della Chiesa di San Salvatore presero parte personalità come Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini, oltre ai i loro più stretti collaboratori, tra i quali, forse, il ticinese Domenico Castelli. Prezioso gioiello barocco, la Chiesa di San Salvatore presenta al suo interno opere d’arte di grande valore commissionate dal Cardinale Poli a Salvi Castellucci di Arezzo, allievo di Pietro da Cortona, e ai suoi collaboratori, tra cui Giovanni Maria Colombi.
La Chiesa fu solennemente consacrata dal Cardinale il 20 agosto 1645. Nel 1927 ebbe un primo restauro al quale seguì quello messo in atto dopo il 1979.
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