Descrizione
La città sabina di Norcia, Patria di San Benedetto e nota per la sua profonda spiritualità, si trova nella parte più montuosa ed incontaminata dell’Umbria, nell’area del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, sul margine meridionale del grandioso Piano di Santa Scolastica, splendido esempio di paesaggio agrario italiano.
Al viaggiatore, che giunga in città attraverso il Piano di Santa Scolastica, subito si svelano le testimonianze del suo glorioso passato romano e medievale: le mura di cinta, la caratteristica forma a cuore e la sua suddivisione in 8 guaite, che corrisponde al numero delle porte di accesso alla città. All’interno della cerchia muraria il fulcro della vita urbana è da sempre l’attuale piazza San Benedetto, dove le linee armoniose dei principali edifici civili, il Palazzo Comunale e la rocca detta La Castellina, e religiosi, la Basilica di San Benedetto e la Cattedrale di Santa Maria Argentea, rappresentano un angolo di storia italiana rimasto miracolosamente intatto nei secoli.
La bellezza e l’ordine della città si specchiano nel territorio circostante, dove le forme geometriche dei campi fortificati da siepi e da querce sono punteggiati da un mosaico di insediamenti, un tempo distinti in Castelli, centri fortificati, e Ville, insediamenti aperti, uniti fra loro da antiche strade e sentieri. Oggi queste strade offrono divertenti occasioni per passeggiate di scoperta e di relax in pianura e, salendo in quota, in montagna fino ad arrivare alla Forca di Ancarano o sull’Altopiano di Castelluccio, che per la sua struggente bellezza fu equiparato al Tibet dal grande etnografo Fosco Maraini.
Uno degli edifici-simbolo che caratterizza la piazza cittadina è sicuramente quello in cui ancora oggi ha sede il Comune. La costruzione originaria del Palazzo Comunale, anche detto dei Consoli o dei Priori, risale al Duecento ma fu ritoccata nel XIV secolo, di questo resta solo il portico e le massicce colonne, mentre la scala esterna è stata costruita nel 1613.
La struttura quattrocentesca del Palazzo Comunale è stata quasi tutta distrutta a causa dei rovinosi terremoti che colpirono ripetutamente il paese. In seguito a ciò la troppo lesionata torre civica fu abbattuta per metà: da questo momento in poi una serie di interventi succedutisi fino ai primi decenni del secolo scorso gli conferirono l’aspetto attuale.
La facciata è il risultato del rifacimento eseguito tra il 1851 ed il 1853. Si contrappone volutamente al portico per la bicromia ottenuta grazie all’uso della pietra rosa per il muro e il marmo bianco per il cornicione, le lesene e la trabeazione. La scala ed il torrione invece, pur risalendo ad una diversa epoca, mantengono una propria unità armonica.
Dopo il rovinoso evento sismico di metà Ottocento, il prospetto superiore dell’edificio fu restaurato dal perugino Domenico Mollajoli (progettista anche del Teatro Civico): questo mostra oggi quattro grandi finestroni a sesto acuto tondo affiancati da colonne e intercalati da lesene in pietra bianca e rosa, il cornicione, l’attico, la scalinata e i due leoni in marmo di sapore canoviano che andarono a sostituire quelli danneggiati dal terremoto.