Da Cascia alla Cascata delle Marmore: alla scoperta della Valle del Nera
Tipologia: Circuiti
Lunghezza: 100 km
Difficoltà: Auto - Moto - Camper - Bus
Durata: 4-8 ore
Interessi: Storico-culturale; Ambientale, Naturalistico e Paesaggistico
L’itinerario, in nove tappe, conduce da Cascia, Città di Santa Rita, alla Cascata delle Marmore con un percorso che, lungo 70 km, si ramifica e si arrampica dalle depressioni vallive ai dolci clivi montani spronando il viaggiatore a scoprire quei borghi e quei castelli che rendono il territorio della Valnerina unico al mondo e che, come aforismi forgiati dallo scorrere del tempo e della storia, rimarranno saldi nel bagaglio emotivo ed esperienziale di chi si abbandonerà a questo viaggio.
PARTENZA DELL’ITINERARIO: La città di Cascia
Cascia, città di Santa Rita, è la partenza, anche ideale, per un viaggio di questo tipo. Il borgo, che si distende avvolgendo la forma piramidale del Colle di Sant’Agostino, è inondato da una triplice luce: quella della natura rigogliosa che la circonda, quella dell’espressione armonica dell’interazione tra uomo e territorio, e quella di Rita che riverbera dalla bianca mole della sua Basilica e della statua posta all’ingresso della città.
Colori chiari dalle tonalità pastello, scorci e piazze dalle linee armoniche accompagnano lo sguardo del viaggiatore che, partendo da Piazza Garibaldi, con la Chiesa di San Francesco alle spalle, si dirige verso la Chiesa Collegiata di Santa Maria. Lì un leone romano in pietra bianca sorveglia una delle porte d’accesso alla città e ci spinge a tornare sui nostri passi, che non seguiamo però pedissequamente. Imboccata via Santa Margherita giungiamo alla piazza del municipio. Questa, dalle forme di un grembo materno, che abbracciano ed accolgono, ci disorienta e ci spiazza: sulla sinistra il Palazzo del Municipio e la Torre Civica, dalle forme lineari e luminose ci raccontano della fierezza e la nobiltà del libero Comune di Cascia; sulla destra, dirimpetto al palazzo municipale, il monumento, color opale, dedicato figli caduti si verticalizza sin la vertigine: i vertici delle due bombe d’aereo poste alla sua base e le direttrici delle scalinate che cingono la piazza incrociano le linee, possenti e vigorose, della Castellina, quasi unissero spiritualmente l’aratro e la spada, l’amore materno e la protezione del padre. Protezione che si estende anche al bello, alla celebrazione dell’uomo faber: accanto alla Castellina è collocato Palazzo Santi, sede del Museo Civico, che raccoglie la produzione artistica e culturale di questo Comune a partire dal IV secolo avanti Cristo.
Saliamo ancora verso la sommità: la Basilica di Santa Rita ci accoglie con il suo porticato e si lascia ammirare: una mole bianchissima e luminosa, adornata all’interno da splenditi affreschi dalle tonalità zaffiro e rubino ci mozza il fiato, ci scalda fino a farci mancare. Non potrebbe essere altrimenti, il monumentale edificio è solo l’ombra della luce. All’interno è custodita Rita, rosa mistica. Mancano le parole, ci fermiamo e ci abbeveriamo alla fonte della vita, contemplando, meditando.
Lasciata a malincuore questa cattedrale dello spirito si rechiamo sulla sommità della Città: qui il complesso monastico, antichissimo, di Sant’Agostino: ammira e sorveglia la valle e il territorio circostante inondandolo dei raggi dei padri della Chiesa. Due fari per il mondo: Agostino e Rita.
DA NON PERDERE
Lasciata Cascia, con una breve deviazione, è possibile raggiungere Roccaporena, paese Natale di Santa Rita. Il Borgo, abbracciato da ripide pareti rocciose, custodisce e offre al visitatore luoghi di straordinario valore: lo Scoglio Sacro, la Casa Natale di Santa Rita, il Lazzaretto, il Santuario, l’Orto del Miracolo ai quali si affianca un ambiente naturale pregiato e incontaminato.
Monte Maggio si staglia imponente a sorvegliare l’intero territorio comunale. Monte già sacro per i popoli preromani, offre una straordinaria veduta su questo angolo di Umbria. La vetta è raggiungibile a piedi o con un fuoristrada. Monte Meraviglia è ancora la meta ideale per gli amanti della natura. L’oasi naturalistica, che prende il nome dal monte, è inserita all’interno dei siti di Natura2000 ed ospita un ricco patrimonio faunistico e una straordinaria biodiversità.
PRIMA TAPPA: Cerreto di Spoleto
Cerreto di Spoleto, antico castello di poggio, ci appare planato sul colle di San Sebastiano. Il castello, sorto su uno dei più importanti crocevia dell’età antica, oggi ci accoglie con eleganza e con benevolenza: privato delle sue antiche mura di cinta, la cui memoria resta impressa nelle porte d’accesso, il borgo è stato soggetto a interventi urbanistici in età rinascimentale. Giunti al centro del borgo ci accoglie, leggera ed elegante, l’ampia piazza, dedicata a Pontano, coronata da eleganti palazzetti gentilizi.
La sua antica storia di crocevia, di snodo tra due mondi, Cerreto non l’ha dimenticata: la custodisce non soltanto nell’assetto urbanistico, con la sua ampia piazza, e nel trivio sottostante che sorveglia e custodisce. La conserva tanto nel Museo del Ciarlatano quanto nella sede del CEDRAV e ancora nei bellissimi affreschi, nelle tele e nelle opere artistiche custoditi nelle chiese di San Lorenzo, di Santa Maria Annunziata e nell’ex Monastero di San Giacomo.
DA NON PERDERE
Nell’attuale territorio di Cerreto di Spoleto, a sorvegliarsi vicendevolmente, sorge il Castello di Ponte. Antico gastaldato longobardo si configura come un castello “a nido d’aquila”, aggrappato alle pareti che scendono impervie nel fondovalle. In età longobarda il gastaldato di Ponte estendeva il suo domino su un territorio amplissimo che arrivava sin la Valle Oblita, a Norcia e a Cascia. Testimoni del ruolo egemone rivestito dal castello rimane oggi non soltanto la superba edilizia in pietra calcarea delle abitazioni ma anche la straordinaria Pieve Romanica di Santa Maria Assunta, dalla bellissima facciata adornata da un complesso rosone, e le opere in essa custodite.
SECONDA TAPPA: VALLO DI NERA.
Vallo di Nera, posta nel centro geografico della Valnerina, mutua il suo nome dal latino “vallum”, a sottolineare il ruolo difensivo che l’antico castello svolse nel corso della sua quasi millenaria storia. Sorta nel 1217 conserva ancora parte importante delle mura di cinta, incluse le torri e i bastioni difensivi. L’assetto urbanistico conserva ancora fortemente il sapore medioevale, con vicoli e passaggi angusti tra mura di pietra possenti e protettive. Il territorio che la circonda è adornato da vigne, campi coltivati e torri colombaie che si abbeverano dal sottostante fiume Nera e si riposano all’ombra delle radici dei monti,
Di pregevole interesse, accanto al borgo in sé, sono le chiese di Santa Maria Assunta (sec. XIII) e di San Giovanni Battista (sec. XIII-XIV). L’una posta all’ingresso del borgo e l’altra sulla sommità, anteceduta da un’elegante piazzetta con pozzo, conservano all’interno straordinari affreschi realizzati dai più importanti maestri del tempo tra cui, primo tra tutti, Jacopo Siculo.
DA NON PERDERE
Nel territorio del Comune di Vallo di Nera, particolare rilievo ricoprono il Borgo di Paterno e quello di Piedipaterno. L’uno posto su uno sperone prospicente la Valnerina, l’altro immediatamente sulla statale che fende la valle. A Paterno è possibile ammirare la straordinaria Pieve di San Giusto e godere delle straordinarie vedute che offre la sua posizione mentre a Piedipaterno è possibile godere del rinfrescante e placido scorrere del Nera mentre si passeggia nei meandri di un borgo dal chiaro ricordo medioevale.
TERZA TAPPA: CASTEL SAN FELICE.
Castel San Felice, oggi nel territorio di Santa Anatolia di Narco fu, all’origine della sua storia, un antico insediamento eremitico incastellatosi per proteggere il vicino ponte sul Nera. Il castello, che conserva il suo antico aspetto medievale, è posto sulla sommità di un colle sotto al quale, nel corso dell’Alto Medioevo, fu eretta, nel 1190, l’imponente Abbazia di San Felice e Mauro a seguito della bonifica dei territori circostanti effigiata nel rosone che ne adorna la facciata nel gesto di San Felice che uccide il Drago.
DA NON PERDERE
A pochi chilometri da Castel San Felice, sulla sinistra, si impone la mole, simmetrica e sinuosa di Santa Anatolia di Narco. Il borgo, curato e mite, segue le forme della collina su cui ed eretta. Anticamente il borgo custodiva l’accesso verso i territori di Monteleone di Spoleto e verso Leonessa mentre proteggeva il trivio più a sud che collegava tra loro le città di Terni, Spoleto, Cascia e Norcia. Di particolare interesse è il Museo della Canapa, custode della memoria della coltivazione di questa pianta che, qui coltivata, protesse intere generazioni dai rigidi inverni montani.
A qualche chilometro da Santa Anatolia, proseguendo in direzione di Monteleone di Spoleto, si raggiungono gli antichi castelli di Caso e di Gavelli. Luoghi preziosi non soltanto per la pregevolezza dell’ambiente circostante ma anche perché luoghi della memoria che custodiscono opere e chiese di altissimo valore artistico come, ad esempio, la Chiesa di San Michele Arcangelo a Gavelli.
QUARTA TAPPA: SCHEGGINO
Scheggino, antico castello dalla forma triangolare, deriva il suo nome da “scheggia”, ad evocare le irte lame di roccia su cui il castello è arroccato. Risalendo gli stretti vicoli del borgo si giunge alla Chiesa di San Nicola. Quest’incontro ci spiazza: tra vicoli così angusti la Chiesa, dall’interno ampio e impreziosito da stucchi ed opere artistiche di notevole importanza, è anteceduta da un’imponente porticato.
Un luogo d’aria, di colori, di luce, di spirito e di speranza incastonato tra gli angusti vicoli e le taglienti mura del castello, testimoni, quest’ultimi, di tempi feroci e duri. Chiese, mura, torrioni e bastioni ci ricordano come fossero necessariamente essenziali, e forse attuali, quelle “Due Spade” poste a governo del mondo terreno. Lasciato San Nicola alle spalle con l’intenzione di giungere al bastione posto sulla sommità apicale del borgo, ci ricordiamo dell’uomo che, proveniente da Usigni, nel territorio di Poggiodomo, contribuì alla crescita di questa valle, commissionando, tra le altre, la realizzazione della Chiesa di San Nicola, il Cardinal Fausto Poli, segretario di Urbano VIII
DA NON PERDERE
Non lontano da Scheggino un luogo di amena bellezza, di nife d’acqua e di pesci giocosi, è pronto ad accogliere e dissetare lo stanco viandante: le Fonti di Valcasana. Sorgenti che alimentano il Nera immerse nel verde ed adornate di bei salici dalle chiome reclini. Armonia e bellezza ristoratrice della natura che aspettano il viaggiatore senza che questo fosse stato prima raggiunto dai versi, carducciani e bucolici, di un loro cantore: un luogo esperibile in prima persona, senza influenze, senza retorica. Una porta da aprire ciascuno con le proprie chiavi.
Percorrendo una strada carrozzabile caratterizzata da ampi tornanti dopo Scheggino si può raggiungere Monte San Vito: l’antico castello, privato delle mura di cinta, offre straordinarie vedute sulla Valle del Nera e sulle Cascate delle Marmore. Allineati con esso, più in basso i castelli di Civitella e Ceselli e, non lontano da questi, il borgo di San Valentino con la sua pregiatissima ed omonima Chiesa
QUINTA TAPPA: FERENTILLO
Ferentillo, “il doppio che si specchia”, lo definisce Egildo Spada nel suo “Diario di Viaggio”. Il borgo è infatti composto da due castelli gemelli, Matterella e Precetto, e le cui mura scendono fino a bagnarsi con le acque del Nera e a serrarne la valle. Il borgo di Ferentillo è posto sul quadrivio che collega la Valnerina con il fosso del Castellone, e da qui con il Regno di Napoli, con il Ducato di Spoleto e con la città pontificia di Terni. Di mirabile bellezza sono le rocche poste sulla sommità dei due castelli mentre, all’interno, tra vicoli dal sapore antico, si stagliano, mirabili le chiese di Santa Maria e di Santo Stefano.
SESTA TAPPA: IL BORGO DI MONTEFRANCO
Fu fondato nel 1288 dai ribelli affrancatosi di Arrone mantiene salda la struttura originaria di Castello di Poggio di cui si conservano la Porta Franca e la Spoletina. Montefranco, luogo in cui il B. Bernardino da Siena soggiornò e predicò, è lo straordinario balcone della Valnerina che offre al visitatore vedute straordinarie della Valle sottostante e dei borghi di Ferentillo, Arrone e Casteldilago. Dalla terrazza prospicente la Chiesa di Santa Maria Assunta è possibile ammirare una verde e rigogliosa valle, fiorita degli alberi di Giuda in primavera e imbiondita dalle bionde messi in estate. A chiudere l’orizzonte e la valle, aggrappati a possenti massicci rocciosi, i castelli gemelli di Precetto e Mattarella che, insieme, danno la vita a Ferentillo
SETTIMA TAPPA: Il Borgo di Arrone
Il borgo di Arrone fu fondato dagli Arroni tra i sec. IX-X per difendere la valle dalle incursioni dei Saraceni e degli Ungari. Diviso in due nuclei conserva i bastioni circolari e le porte di accesso al borgo. Troneggia sulla sommità la Torre degli Ulivi. All’interno del nucleo la Chiesa di S.G. Battista i cui affreschi risentono dell’influenza di Filippo Lippi. Il secondo nucleo si sviluppa attorno alla pieve di S. Maria e che conserva straordinarie opere realizzate da maestri di prim’ordine come V. Tamagni, J. Siculo e Giovanni da Spoleto.
NONA TAPPA: LA CASCATA DELLE MARMORE
La Cascata delle Marmore, figlia semidivina dell’ingegno dell’uomo demiurgo e della potenza della natura, fa da sipario e da traguardo a questo itinerario. Un traguardo, geografico e simbolico, riscaldato dal fragoroso abbraccio tra il Velino e il Fiume Nera che di lì a poco si getteranno, insieme, nel fiume Tevere per andare a dissetare Roma. Un luogo dal fascino impetuoso già parte del Grand Tour e decantato da uomini vicini alla bellezza e alla grandiosità del creato come Goethe
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