Cascia, la Città di Santa Rita - Itinerari e luoghi dell`arte in Valnerina
Tipologia: Circuiti
Difficoltà: A piedi
Durata: Da 2 a 4 ore
Interessi: Storico - Artistico
Quest’itinerario consente al visitatore della città di Cascia e della Valnerina di scoprire e conoscere il patrimonio artistico e culturale realizzato nel corso di secoli nella Città di Santa Rita. Le tappe principali dell’itinerario che parte dalla Chiesa di Sant’Agostino posta sulla parte più alta della città sono le seguenti: la Chiesa di Sant’Agostino; la Basilica ed il Monastero di Santa Rita; il Museo Civico di Palazzo Santi; la Chiesa di San Francesco; la Chiesa di Santa Maria della Visitazione; la Chiesa di Sant’Antonio Abate che insieme al Museo Civico di Palazzo Santi fa parte del Circuito Museale Urbano di Cascia.
Dal Viale Santa Rita, prima di raggiungere la Basilica, seguendo la Via Sant’Agostino, l’itinerario sale all’antica rocca della città posta sulla parte più alta del colle ove Cascia è stata costruita. La via sbocca su un ampio piazzale su cui sorge il complesso architettonico della Chiesa di Sant’Agostino e dell’antico Convento.
Di rimpetto alla chiesa, resti delle fortificazioni dell’antica rocca della città con la Porta Rutilona e le due torri.
La Chiesa di Sant’Agostino, con annesso Convento, fu eretta agli inizi del ‘300 su un oratorio eremitico dedicato a San Giovanni Battista incorporando dapprima l’antica chiesa dedicata al Battista, poi quella dedicata a San Pietro. La facciata è opera dei maestri lombardi assieme all’ampio portale scandito da colonnine tortili alternate a spigoli. I capitelli a foglie d’acanto sorreggono l’ogiva decorata coi simboli eucaristici dei tralci e dell’uva. Nella lunetta, Madonna in trono con Bambino tra i SS. Agostino e Nicola da Tolentino, attribuita a Paolo di Giovanni da Visso (II metà del ‘400). L’unica navata, in origine, era coperta da tetto a capriate, sostituito dopo il terremoto del 1599 da volte a crociera. All’entrata, sul pilastro di sinistra, affreschi del ‘400: Nicola da Tolentino e Antonio Abate.
Sulla parete sinistra della navata: affresco con Madonna in trono e Bambino tra due santi (1486). Segue l’affresco coi SS. Agostino e Monica alle cui spalle, sullo sfondo d’un paesaggio montano, terziarie agostiniane della Confraternita di Santa Monica sono raccolte in preghiera fra alberi di olivo (1444). Il terzo affresco decorava la Cappella di San Tommaso: Maria assisa sulle nubi col Bambino e, in basso, i SS. Tommaso, Agostino e Nicola da Tolentino. Segue affresco della Madonna della Cintura coi SS. Agostino e Nicola da Tolentino; in basso, San Claudio patrono degli architetti e i SS. Antonio Abate, Monica, Petronilla, opera attribuita a Virgilio Nucci da Gubbio (1609). Sull’ultimo altare: in un baldacchino dorato del ‘700, Madonna lignea vestita e Bambino. Sull’altare maggiore: grande Crocifisso policromo del ‘400 dinanzi al quale giuravano i consoli di Cascia. Nell’abside, tabernacolo dipinto del ‘700 e cantoria lignea.
Sulla parete destra della navata: Madonna col Bambino del Maestro del Trittico (sec. XV). Sul primo altare, Madonna delle anime purganti coi SS. Agostino e Nicola da Tolentino, affresco d’ignoto (sec. XVI). Sull’altare seguente, grande affresco della Madonna del Soccorso, opera di Virgilio Nucci da Gubbio (1609): Maria tra Agostino e Monica in un coro d’angeli cui una madre tende il figlio tormentato dal demonio. Segue, sulla parete, un affresco datato 1439, con il Crocefisso e il Battista (parete della controfacciata), a destra del portale, affreschi quattrocenteschi tra cui spicca San Paolo e un gigantesco San Cristoforo, patrono dei viaggiatori e protettore dalla mala morte.
L’itinerario, scendendo dalla Rocca verso il centro storico di Cascia per la Via Sant’Agostino, raggiunge il Viale Santa Rita alla volta della Basilica. All’inizio del viale, gruppo bronzeo di Madre Teresa Fasce con due orfanelle. Alla Basilica di Santa Rita, con architettura a croce greca, consacrata nel 1947, si accede dal portale decorato con scene della vita della santa scolpite da Eros Pellini.
All’interno, a sinistra un virile San Giuseppe col Bambino, a destra Santa Lucia, quindi l’abside di ingresso affrescata da Silvio Consadori (1956) con scene della vita di Cristo: fuga in Egitto; disputa coi dottori della Legge; battesimo; resurrezione di Lazzaro; bacio di Giuda; flagellazione; caduta lungo la via del Calvario. Sull’arcone dell’abside: preghiera del Gethsemani; seguaci e pie donne sullo sfondo del Calvario. Nel catino: esaltazione della Croce.
L’abside di destra, dedicata alla Vergine e affrescata con scene della sua vita, culmina nella grandiosa Assunzione, opera di Gisberto Ceracchini (1953).
Sull’abside di fondo, dedicata al Santissimo, l’affresco dell’Ultima Cena di Luigi Filocamo (1950) inquadrata tra il sacrificio di Isacco e la consumazione della Pasqua dipinti sull’arcone. Sul tamburo dell’abside: Agostino, fondatore dell’Ordine cui Rita appartenne, al centro d’una schiera di santi formati alla sua Regola.
Il presbiterio è stato decorato da sculture bronzee di Giacomo Manzù (1981) ispirate al motivo eucaristico della vite, al simbolo dell’ulivo e delle colombe. La forma ad uovo del tabernacolo, su cui spighe di grano s’intrecciano a rose, simbolo di Santa Rita, rammenta la divina promessa dell’eterna rinascita.
Di rimpetto alla navata mariana, la cappella di Santa Rita preceduta dall’abside affrescata da Ferruccio Ferrazzi (1951): nel catino, il maestoso Cristo Giudice sulle cui ginocchia la santa appoggia supplice il capo. Un tempietto custodito da quattro angeli, allegoria delle quattro virtù cardinali, protegge l’urna d’argento col corpo di Santa Rita.
Nella cupola della Basilica affrescata dal Montanarini (1956) santi dell’Ordine agostiniano partecipi dell’eterna gloria. Nel clipeo smeraldino aleggia la colomba del Paraclito.
Sull’esterno destro della Basilica di Santa Rita, la “Fontana della Vita” di Armando Marrocco (1986) segno di purificazione e di grazia, precede l’ingresso alla Penitenzieria. All’interno di essa: il suggestivo gruppo del Figliol Prodigo del medesimo artista il quale, nella Sala del Ringraziamento, scolpì un Risorto dalle cui braccia levate prorompe un volo di gabbiani. Una luminosa scala scende alla Basilica Inferiore dove un’urna ricavata in un masso giallastro, opera del Marrocco, custodisce le ossa del beato Simone Fidati. Accanto, la pagina del breviario con l’impronta di sangue lasciata dall’ostia nel 1330. La Basilica inferiore custodisce anche il corpo della beata Madre Maria Teresa Fasce, badessa del Convento di Santa Rita, fondatrice del grande complesso dell’orfanotrofio femminile.
Accanto alla Basilica, il Monastero di Santa Rita (già della Maddalena) con la grande vite che ricorda il miracolo del legno arido rinverdito; l’antico oratorio con tele che illustrano la vita della santa; la cella di Santa Rita con la celebre “Cassa Solenne” che per tre secoli ne custodì il corpo. Su di essa, il ritratto della santa di cui l’anonimo artista poté contemplare il volto incorrotto.
Dalla Basilica, l’itinerario conduce attraverso una comoda scalinata in direzione di Piazza Garibaldi, al Museo Civico di Palazzo Santi ove sono custodite opere d’arte di grande valore provenienti da tutto il territorio comunale. Il museo ospita anche una collezione archeologica molto consistente di epoca preromana e romana proveniente in gran parte dai lavori di scavo effettuati nell’area archeologica di Villa San Silvestro ove si conservano i resti dell’antico tempio romano e del foro realizzati nel sec. III a.C..
A poca distanza dal Museo Civico di Palazzo Santi, Palazzo Carli: palazzetto gentilizio del ‘700 di grande bellezza architettonica che ospita la Biblioteca Comunale e l’Archivio Storico.
Terminata la scalinata, Piazza Garibaldi su cui si affaccia la Chiesa di San Francesco. Vent’anni dopo la sua morte, nel 1247, la costruzione della prima chiesa dedicata al santo segna l’inizio della presenza francescana in Cascia: dopo l’Ordine benedettino e l’Ordine agostiniano già diffusi sul territorio, il terzo grande Ordine faceva il suo ingresso nella storia della Valnerina cui avrebbe apportato, nei secoli, il suo prezioso contributo spirituale, culturale e umano.
Della prima chiesa restano lacerti di mura, un’elegante bifora e il portale a strombo con colonnine lisce e tortili che sorreggono l’ogiva. La seconda chiesa fu terminata nel 1424. Danneggiata dal terremoto del 1703, fu restaurata nel 1738 da papa Clemente XII.
Il rosone della Chiesa di San Francesco è scandito da una raggiera di 18 colonnine con, al centro, Maria e il Bambino. La pianta è a croce latina; la primitiva copertura a volte, tranne che nell’abside, fu sostituita da capriate. Entrando, a sinistra, l’arcosolio della tomba di Antonio Elemosina di Cascia, vescovo francescano cui si deve la ricostruzione quattrocentesca della chiesa. Nicolò da Siena (1460) affrescò la Vergine in trono con Bambino fra angeli adoranti.
Sul primo altare della navata sinistra, Immacolata Concezione dipinta da Paolantonio Mattei. Nel braccio sinistro del transetto, la grande mostra lignea dell’altar maggiore scolpita da Fiorenzo di Giuliano da Perugia (1594). La tela dell’Ascensione, dipinta nel 1596 da Nicolò Circignani detto “Pomarancio”, faceva da sfondo al ciborio in legno dorato, oggi sull’altar maggiore. Le tele laterali, attribuite a Perino Cesarei, raffigurano il Risorto che mostra agli apostoli la ferita del costato e l’incontro di Cristo con la Maddalena nella fresca luce dell’alba della Resurrezione.
Sulla parete sinistra: tela della Natività. Su quella di destra: Annunciazione (‘500); uccisione di Pietro Martire; San Giuseppe da Copertino, di Paolantonio Mattei. Nell’abside, austero coro ligneo del ‘300. Sulle pareti, affreschi dei SS. Antonio da Padova, Nicola da Tolentino, Caterina d’Alessandria, Bernardino da Siena (o Giacomo della Marca ospite nel convento nel 1425-26), Francesco d’Assisi, l’apostolo Giacomo, Vergine in trono con Bambino, il Battista, Caterina d’Alessandria.
Nel braccio destro del transetto: Apparizione della Porziuncola; Immacolata tra i SS. Antonio da Padova e Caterina d’Alessandria; Vergine con Bambino tra i SS. Domenico e Nicola da Tolentino e anime purganti, di Antonio Carocci di Preci (1658).
Sulla parete destra della navata, maestoso pulpito ligneo proveniente dalla Chiesa di Sant’Agostino. A fianco, affreschi di scuola umbra: Trinità; Natività; San Benedetto da Norcia (I metà del ‘400). Sul primo altare, Vergine in trono con Bambino tra San Carlo Borromeo e il beato Pace, tela del Carocci (1658). Nell’attiguo sacello, lunetta con la Madonna della Quercia, protettrice dalla peste, tra Santa Lucia e Sant’Andrea (1504). Poco dopo venne aggiunta la figura di Santa Rita con la spina e la corona del rosario: l’immagine più antica della santa dopo quella della Cassa Solenne. A destra dell’entrata, i SS. Antonio da Padova, Antonio Abate, Caterina d’Alessandria (1442).
Attraversata Piazza Garibaldi, seguendo Via XX Settembre l’itinerario giunge alla Chiesa di Santa Maria della Visitazione, già Collegiata di Santa Maria, già Santa Maria della Plebe. Il più antico documento che menziona la Ecclesia S. Mariae de Cassia è datato 856. L’antica pieve romanica del sec. XII, venne usata come cripta sepolcrale. Nel Quattrocento, il tempio assunse la forma attuale a tre navate. Ricostruzioni successive avvennero nel 1535 e dopo il terremoto del 1599. I portali furono eretti nel 1535 e nel 1621. L’asse del presbiterio e dell’abside appare spostato di alcuni gradi verso sinistra rispetto all’asse della navata: deviazione che commemora il capo reclinato del Cristo morente.
Nella navata di sinistra: sul primo altare, tela della Natività dal sapore caravaggesco. Sul quarto, statua dell’Addolorata esposta alla venerazione dopo l’apocalittico terremoto del 1703. Nella navata di destra, sulla parete di fondo, Cappella dei Lombardi muratori: corporazione di costruttori e scalpellini molto attiva in Valnerina. Sopra l’altare, in una nicchia, Vergine in trono e Bambino, tela attribuita a Fabio Angelucci da Mevale. A sinistra, santo vescovo; a destra, Santa Lucia e Sant’Agata. Sul primo altare, Maria del Soccorso, armata di bastone, scaccia un demonio che sta per rapire un bambino.
Nella Cappella del Sacramento, tela con Sant’Apollonia protettrice dei denti e i SS. Leonardo protettore dei carcerati; Biagio (o Nicola da Bari); Anna. Sul fastigio, Francesco da Paola.
Sopra l’ultimo altare, la grande Tavola della Pace, in origine sull’altar maggiore, opera degli Angelucci da Mevale eseguita nel 1547 a ricordo del patto di pace tra i cittadini di Cascia concluso nel 1437. Sopra i personaggi, Vergine in trono fra i SS: Pietro e Paolo e il Padre benedicente.
Segue: Deposizione, di Nicola da Siena (1461); Sulla controfacciata, serie di affreschi del ‘300-‘400 riportati da poco alla luce: santo allo scriptorium, con colomba e leoncello rampante, forse Girolamo traduttore della Bibbia; “Risorgente”, o “Cristo del Sabato Santo”, nel risveglio dalla morte, momento precedente la Resurrezione: la figura presenta notevoli affinità col “Risorgente” della Cassa Solenne di Santa Rita (1457). Segue una Natività. Sul primo pilastro, dietro l’acquasantiera, Madonna e Bambino, opera di Paolo da Visso (II metà sec. XV).
Scendendo per Via Paolo Frenfanelli, dalla Porta Leonina aperta nell’antica cinta muraria, costeggiando le mura, l’itinerario arriva alla Chiesa di Sant’Antonio Abate che insieme al Museo Civico di Palazzo Santi fa parte del Circuito Museale Urbano di Cascia. In una società con spiccata economia rurale, non poteva mancare una chiesa dedicata al santo protettore del bestiame, infatti, nel 1025 in Cascia già esisteva una prima chiesa con annesso monastero benedettino. Agli inizi del ‘400 venne eretta la nuova chiesa in stile gotico, danneggiata dal terremoto del 1599, semidistrutta da quello del 1703, ricostruita nel 1707.
L’unica navata e il coro monastico racchiudono cospicui tesori d’arte medievale e rinascimentale. Sull’altare prossimo al pulpito: Immacolata Concezione di Antonio Carocci da Preci (1658).
Al centro della navata, monumentale tabernacolo ligneo degli inizi del ‘600 a forma di tempietto ottagono a tre ordini sovrapposti, con cupola sormontata dal Risorto.
Sulle pareti dell’abside, Vita di Antonio Abate della scuola del “Maestro della Dormitio” di Terni (inizi ‘400). Tra le scene: vestizione del saio monastico; tentazioni e prove; cacciata dei serpenti; incontro con lo spirito del bosco; incontro con l’eremita Paolo di Tebe; visita dei due santi ai cenobi; morte di Paolo di Tebe coi leoni che scavano la fossa; morte di Antonio. Nel catino dell’abside: Annunciazione; Madonna in trono con Bambino.
Nel coro monastico: affreschi del Ciclo della Passione di Nicolò da Siena (1461). Dall’entrata in Gerusalemme alla Resurrezione, la Passione culmina nella grande scena della Crocifissione tra i due ladroni affollata di soldati e cavalieri in vesti e armature quattrocentesche. Tra l’indifferente scalpitar dei destrieri, riversa al suolo, Maria è soccorsa dalle Pie Donne. Sulla volta, il Cristo-giudice in sembiante di giovinetto assiso sui cherubini, circondato dalle quattro virtù. Al centro del coro: Tobiolo e l’Arcangelo Raffaele, pregevole scultura lignea policroma di scuola marchigiana del tardo ‘400 proveniente dalla Chiesa di Sant’Agostino.
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