Cascia, Monteleone di Spoleto, Poggiodomo, Cerreto di Spoleto - Viaggio all`Eremo della Madonna della Stella
Tipologia: Circuiti
Difficoltà: In Automobile
Durata: Da 4 a 8 ore
Interessi: Storico
L’itinerario ha come meta uno dei luoghi più suggestivi della Valnerina: l’eremo della Madonna della Stella.
Iniziamo il viaggio da Cascia, dalla basilica dedicata a S. Rita che nel vicino convento visse la sua esperienza monastica. Inaugurata nel 1947, abbellita da opere di artisti contemporanei tra cui Giacomo Manzù, artefice degli arredi bronzei del presbiterio, il santuario che custodisce il corpo della santa è costante mèta di pellegrinaggi. Da qui, per l’antico cammino interno alla città, si sale al convento e alla chiesa di S. Agostino un tempo rinserrati nei bastioni della Rocca. Osservando Cascia dalle sponde del fiume Corno, la posizione dei due edifici posti sulla cima del colle, separati dalla città da una zona sgombra da costruzioni, manifesta il loro prestigio. Il convento fu, nei secoli, cuore pulsante di cultura e faro di spiritualità. Nelle sue mura forgiò religiosi, maestri in teologia, celebri predicatori.
Nella regola di Agostino, inoltre, si formò S. Rita. Intorno al Mille, la chiesa era dedicata a S. Giovanni Battista. Agli inizi del ‘300 la nuova chiesa incorporò la precedente di cui resta il portale scandito da colonnine tortili alternate a spigoli, con capitelli decorati da foglie d’acanto e l’ogiva dal motivo eucaristico della vite. Nel 1499, fu aggregata la chiesa-matrice dedicata a S. Pietro.
All’interno, numerose opere pittoriche tra cui il grande affresco con il maestoso S. Agostino e S. Monica sullo sfondo di ulivi, augurio di pace per la tormentata Cascia. Sull’altare maggiore, il severo Crocifisso ligneo quattrocentesco, in origine nella chiesa di S. Pietro, dinanzi al quale podestà e consoli giuravano.
Da Cascia l’itinerario si dirige alla volta di Ocosce, un tempo fortezza a guardia della città e della valle del Corno, oggi placido borgo raccolto attorno alla chiesa di Sant`Anna.
Da Ocosce si scende al Ponte delle Ferriere così chiamato dall’opificio destinato alla lavorazione del minerale ferroso delle vicine miniere. Da qui il ferro, passando per Monteleone di Spoleto, Gavelli, Caso e Sant`Anatolia di Narco era trasportato a Scheggino alla volta della Flaminia. Edificato da papa Urbano VIII, la ferriera spense i forni verso la fine del ‘700.
Prima di salire a Monteleone di Spoleto, imboccando il bivio per il borgo di Rescia, si giunge alla solitaria pieve longobarda di S. Maria de Equo, o del Piano, poi cella eremitica, con affreschi del ‘400.
Alto sul piano con la sua cinta di mura, Monteleone di Spoleto conserva l’impianto del castello medievale, ricostruito più volte dopo la fondazione della rocca di Brufa eretta nell’880 da Attone, conte romano. L’antica chiesa benedettina di S. Maria, nel 1280, fu dedicata a S. Francesco e alla Madonna Assunta. Circa un secolo dopo, venne divisa in due nel senso dell’altezza con la nuova facciata ornata dal portale di maestri lombardi. La chiesa inferiore, dedicata ai SS. Antonio Abate e Antonio da Padova, conserva affreschi trecenteschi. Nella chiesa superiore e nella sacrestia, affreschi medievali e belle tele dei secoli XVI-XVII.
A Monteleone di Spoleto si trova la copia della celebre biga bronzea di fattura etrusca della I metà del VI sec. a. C., rinvenuta nel tumulo principesco del Colle del Capitano, oggi al “Metropolitan Museum” di New York.
Da Monteleone, seguendo l’antica via della ferriera, si sale verso la forchetta di Usigni: un bivio porta a Gavelli e Caso nel Comune di Sant’Anatolia di Narco, un altro conduce al castello di Usigni, castello di poggio collocato sullo sperone roccioso che strapiomba sulla valle del Tissino. Sul vecchio caseggiato domina la secentesca dimora del Cardinale Fausto Poli, figlio illustre di Usigni.
Nella chiesa di San Salvatore, fatta erigere dal porporato in sostituzione dell’omonima chiesa extra moenia, splendide pale d’altare della metà del ‘600 commissionate ad allievi di Pietro da Cortona.
Da Usigni, l’itinerario prosegue per il castello di Poggiodomo che conserva in parte la fisionomia del castello medievale di poggio. Nella chiesa di San Carlo Borromeo, nove altari lignei barocchi con pale dipinte. La trecentesca chiesa di San Pietro sulla parte alta del borgo, è riccamente affrescata: tra i vari santi, Sebastiano difensore dalla peste e Antonio Abate protettore del bestiame e difensore dal fuoco.
In direzione del piano di Mucciafora tra suono di campani e muggiti d’armenti sparsi fra pascoli solatii, si raggiunge l’antico castello di Roccatamburo alla cui parrocchia fa riferimento l’eremo della Madonna della Stella, giù nella valle Noce. Prossimo al diruto monastero benedettino di S. Pietro in Faucibus, già attivo nel sec. VIII, l’eremo detto di “Santa Croce in Valle” fu trasferito nel 1308 agli agostiniani di Cascia. Emuli degli antichi Padri del deserto, gli eremiti occupavano celle scavate nelle alte pareti del Monte Maggio. Ai piedi delle scabre rocce, il limpido ruscello del Tema scorre nella valle ombrosa stretta tra le moli del Maggio e del Porretta. Il canto sommesso d’una cascatella tra il muschio e le pietre, il frusciare del vento evocano i bisbigli di millenarie preghiere. Acqua, selva, roccia: asilo e agone dell’ascesi umbra.
Accanto all’antico refettorio, dove gli eremiti desinavano assieme nei giorni festivi, l’oratorio, oggi santuario della Madonna della Stella, ricavato in un riparo della roccia. Affreschi degli inizi del ‘400 ornano la parete interna. Tra di essi, una Madonna del Latte col manto ornato da ostie crociate, interpretate dai pastori come “stelle” da cui il santuario e l’eremo derivarono il nome. Recenti restauri hanno portato alla luce altri affreschi.
Alla fine del ‘500 l’eremo cadde in abbandono. Dopo due secoli, un pastorello e una pastorella di Roccatamburo videro emergere il volto della Vergine dai rovi e lo stupore dell’innocenza gridò all’apparizione. Col rifiorire del culto, il luogo riemerse dalle nebbie della storia.
Dall’eremo della Madonna della Stella l’itinerario raggiunge Rocchetta, castello sulla via casciana, che proviene da Poggioprimocaso, Atri e Giappiedi, a guardia della Valle del Tissino, quindi discendiamo al castello di Ponte, eponimo del gastaldato longobardo. La rocca difese il borgo dalle incursioni saracene e i marosi della storia più volte s’infransero contro i suoi bastioni. Aggrappata all’impervio sperone da cui le scolte scrutavano le valli del Tissino e del Nera, Ponte controllava importanti vie di comunicazione.
Il rosone della pieve romanica di Santa Maria Assunta traduce in trine di pietra gli arcani teologici del numero nove. All’interno, affreschi del ‘400 e ‘500 e la suggestiva tela della Deposizione dipinta da Daniele da Volterra.
Dopo Ponte, Borgo Cerreto avamposto fortificato del castello di Cerreto di Spoleto, incombente sulla valle con la sua torre, alla confluenza del Vigi con il fiume Nera e all’incrocio di vie di grande transito una delle quali è quella attraversata dall’itinerario mentre una seconda, diretta a nord, raggiungeva Sellano e Foligno e, a sud, Terni con una deviazione per Spoleto. Sorta sulla primitiva chiesa di S. Basso vescovo martire, la chiesa di San Lorenzo, con le sue splendide pale d’altare ed i cicli di affreschi del XIV e XV secolo, tra i quali spicca una bella Deposizione, fu uno dei più importanti centri francescani della Valnerina.
In direzione di Terni questo itinerario può essere proseguito attraverso l’itinerario “Borghi e Castelli del Nera”, che interessa i castelli di Vallo di Nera, Castel San Felice, l’abbazia dei Santi Felice e Mauro, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Ferentillo, l’abbazia di San Pietro in Valle, Montefranco, Arrone e la Cascata delle Marmore.
Questo itinerario può essere proseguito in direzione est verso le sorgenti del Nera: a Pontechiusita, seguendo il corso del fiume Campiano, il percorso è collegato all’itinerario benedettino che da Norcia va a Preci attraversando la valle Castoriana.
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